Il prurito, una sensazione somatica spiacevole che induce il desiderio di grattarsi, è un sintomo comune in dermatologia, ma spesso complesso da trattare. La dott.ssa Florianna Dattolo, psicologa clinica presso l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, esplora le diverse cause del prurito, classificandolo in base alle sue origini dermatologiche, sistemiche, neurologiche e psicogene. Soffermandosi su un aspetto spesso trascurato, ovvero l’interazione tra prurito e fattori psicologici, l’articolo sottolinea l’importanza di un approccio multidisciplinare nella diagnosi e gestione del prurito cronico.
Definizione e classificazione del prurito in ambito dermatologico
Il prurito è una sensazione somatica spiacevole che induce il desiderio di grattarsi. Secondo l’International Forum on the Study of Itch (IFSI), viene distinto in acuto e cronico, sulla base della durata che sia inferiore o superiore alle 6 settimane. Il prurito cronico viene classificato come sintomo somatico persistente, con caratteristiche variabili come intensità, qualità, frequenza e durata.
I meccanismi eziopatogenetici del prurito sono complessi e molteplici. È probabilmente determinato dall’interazione di fattori biologici e psicosociali, nonché da meccanismi condivisi con altri sintomi somatici persistenti. Il prurito è uno dei sintomi dermatologici più comuni, ma non sempre la malattia della pelle è la causa principale. In alcune circostanze, non è associato a patologie o lesioni cutanee specifiche, ma solo a lesioni da grattamento.
Le principali cause del prurito:
• dermatologico: origine cutanea, coinvolge dermatosi croniche infiammatorie (es. dermatite atopica, dermatite da contatto, psoriasi), dermatosi infettive (es. scabbia, infezioni cutanee virali, batteriche o micotiche), malattie neoplastiche (linfomi a cellule T cutanei), dermatosi della gravidanza.
• sistemico: numerose malattie sistemiche, tra cui disturbi endocrino-metabolici (malattie epatiche, insufficienza renale cronica, alterazioni della tiroide), emopatie, malattie autoimmuni, infezioni (HIV, epatite C), diabete, allergie, tumori, prurito farmaco-indotto, prurito senile.
• neurologico (neurogenico/neuropatico): interessamento del sistema nervoso centrale (es. sclerosi multipla) o periferico (es. herpes zoster).
• psicogeno/psicosomatico: prurito cronico determinato da fattori psicologici, spesso presente in disturbi psichiatrici come ansia, depressione, disturbi affettivi, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi psicotici e disturbi da uso di sostanze.
Gli aspetti psicologici
La relazione tra prurito e psiche è complessa e bidirezionale. I fattori psicologici svolgono un ruolo importante nella percezione, modulazione e decorso del prurito. Fattori psicosociali ed emotivi influenzano la percezione del prurito, data la natura soggettiva del sintomo. Intensità, durata, e frequenza non sono necessariamente collegati alla gravità, ma si devono considerare variabili come caratteristiche individuali (emotive, auto-regolative) e ambientali (fattori di stress, clima, irritanti).
Correlazione tra stress e prurito
L’associazione bidirezionale tra prurito e psiche si riflette nell’interazione prurito-stress. Il circolo vizioso prurito-grattamento in condizioni di prurito cronico genera elevati livelli di stress che possono esacerbare i sintomi della malattia cutanea. Lo stress è un fattore di rischio che, associato ad altri fattori genetici ed ambientali, contribuisce alla slatentizzazione, esacerbazione e mantenimento dei sintomi cutanei.
Patologie Dermatologiche e fattori psicologici
Le malattie dermatologiche hanno diverse implicazioni psicosociali e/o comorbidità psichiatriche. Tra le patologie più inficiate vi sono psoriasi, dermatite atopica ed acne, che presentano alti livelli di ansia e depressione. Le aree del cervello attivate dal prurito sono le stesse coinvolte nella modulazione delle attività emotive e cognitive, influenzando la percezione ed elaborazione del prurito.
Disturbi dermatologici come lichen simplex cronico, prurigo nodularis e prurito cronico idiopatico sono determinati da una disfunzione dell’elaborazione del prurito. Il modello biopsicosociale mira a spiegare i meccanismi del prurito nel decorso cutaneo, basato sull’interazione di fattori interni (personalità), esterni (stimoli ambientali stressanti) e mediatori cognitivi, comportamentali, sociali e fisiologici.
Diagnosi e valutazione clinica
Il prurito è un sintomo eterogeneo e multifattoriale, per cui l’inquadramento diagnostico e la gestione sono complessi. Gli strumenti più utilizzati per valutare il prurito sono questionari autosomministrati, i PROs (Patient-Reported Outcomes). Gli indici di valutazione clinica includono NRS prurito (Pruritus Numerical Rating Scale) e VAS prurito (Visual Analogue Scale). Le Linee Guida Europee sul Prurito Cronico del 2012 raccomandano un’approfondita anamnesi riguardante lo stato psicologico del paziente. È fondamentale distinguere tra prurito con lesioni cutanee associate e prurito con lesioni cutanee secondarie da grattamento. Non sono disponibili biomarcatori o test diagnostici validati per la valutazione del prurito, quindi è necessario un approccio personalizzato e strategie educative.
Trattamenti e gestione
Gli attuali trattamenti sono variabili. Tra questi, antistaminici, corticosteroidi, antileucotrieni, immunosoppressori, farmaci biologici e small molecules (Jak-inibitori). L’intervento non deve essere incentrato solo sul sintomo, ma richiede una buona valutazione anamnestica e una conoscenza comune tra specialisti per identificare la diagnosi primaria.
Approccio multidisciplinare
Considerando la multifattorialità delle malattie, l’approccio deve essere multidisciplinare. Dermatologi, psicologi e psichiatri collaborano per gestire il prurito, considerando anche la componente psicologica e psichiatrica. Il continuo scambio e condivisione di informazioni tra specialisti è fondamentale.
Case studies e esperienze cliniche
Le malattie dermatologiche compromettono significativamente la qualità della vita. Il prurito è un sintomo principale nella dermatite atopica, una malattia cronica infiammatoria della pelle, che impatta sul sonno, la salute mentale e le attività quotidiane. Spesso si innesca un circolo vizioso in cui il grattamento diventa automatizzato. È fondamentale cogliere tutti gli aspetti legati al prurito. Nel caso di diagnosi psichiatrica in assenza di malattia dermatologica, la gestione si concentra sulla valutazione psichiatrica, psicoterapia e terapia psicofarmacologica.
Ricerca e innovazioni future
- Comprendere i meccanismi cerebrali della percezione e fisiopatologia del prurito cronico.
- Ricerca sull’eziologia delle diverse forme di prurito, dolore concomitante, disturbi del sonno, emotivi, limitazioni funzionali, stigma e impatto sociale.
- Sviluppare un linguaggio comune e una classificazione che integri psicopatologia e dermatologia.
Impatto sulla qualità della vita
Il Global Burden of Disease Study del 2010 ha identificato il prurito come una delle 50 più frequenti malattie interdisciplinari con alto impatto sulla qualità della vita. Il prurito in malattie dermatologiche impatta sugli aspetti personali, sociali e lavorativi. La continuità assistenziale, un’équipe strutturata e un approccio olistico sono fondamentali per gestire il prurito, considerando aspetti clinici, relazionali, affettivi e stili di vita.