Nove molecole coinvolte nel controllo della risposta immunitaria, interessanti i dati sulla cura di alcuni tumori come il Melanoma.
Lo studio pubblicato su: Journal of Translational Medicine
A dare la notizia è la prestigiosa rivista internazionale Journal of Translational Medicine attraverso uno studio (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36224560/) condotto dall’ Istituto Dermopatico dell’Immacolata IDI-IRCCS di Roma, l’Università Sapienza di Roma (Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche, Medico-Legali e dell’Apparato Locomotore) e la Mediterranean Task force for Cancer Control (MTCC) di Roma dal quale si evince che esistono nuove prospettive terapeutiche per la cura di alcuni tumori, incluso il melanoma
L’immunoterapia è un approccio terapeutico sviluppato recentemente in oncologia e rappresenta una nuova arma nella cura del cancro dopo la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia. L’immunoterapia sfrutta complessi meccanismi molecolari attivi nelle cellule T del sistema immunitario e sulle cellule tumorali.
L’interazione di queste cellule – dichiara il Dott. Antonio Facchiano, oncologo e ricercatore dell’IDI-IRCCS – è un evento preliminare necessario, ma non sufficiente per l’attivazione della reazione immunitaria contro il tumore. Meccanismi successivi all’iniziale riconoscimento reciproco amplificano o bloccano la risposta immunitaria contro i tumori. Anticorpi monoclonali ormai in uso clinico da alcuni anni, rivolti verso le molecole CTLA4, PD-1 e PD-L1, bloccano queste interazioni e rilasciano i freni inibitori che rallentano o fermano la risposta immunitaria contro le cellule tumorali.
Questi farmaci – prosegue Facchiano – sono già usati in clinica per il trattamento di diversi tumori, inclusi melanoma, tumori del polmone e mesotelioma, tumori della mammella, tumori del fegato, del rene, dello stomaco, della vescica, del distretto testa-collo, solo per citarne alcuni. Poiché, molti pazienti non rispondono a queste terapie o sviluppano resistenza, è necessario identificare possibili meccanismi di resistenza per definire nuovi percorsi terapeutici.
“Lo studio appena pubblicato – ricorda Facchiano – mostra che i livelli di espressione di alcuni fattori coinvolti nella risposta immunitaria, sono associati a una migliore sopravvivenza in molti tumori trattati con diverse modalità di immunoterapia. Per la prima volta si è osservato che i valori di espressione di molte di queste molecole si associano con una maggiore sopravvivenza di pazienti affetti da tumori come il glioma, tumori del rene, del retto, dell’utero e della ghiandola surrenale. Particolarmente interessanti i dati osservati in pazienti affetti da melanoma, tumore del testicolo e tumore del timo, nei quali tutti e nove i marcatori studiati mostrano una forte associazione con la sopravvivenza dei pazienti.
“Marcatori così fortemente collegati alla sopravvivenza dei pazienti – conclude Facchiano -, oltre fornire informazioni sul decorso di una patologia oncologica, possono aiutarci ad identificare nuove modalità terapeutiche”.
“Questo studio, pur con i limiti metodologici legati alla valutazione in data-base pubblici, afferma il Direttore Scientifico dell’IDI-IRCCS Prof. Paolo Marchetti, rappresenta un importante progresso nel percorso di approfondimento dei meccanismi di risposta e di resistenza alla immunoterapia. Troppo spesso lo studio di questa nuova e straordinaria risorsa terapeutica si limita all’identificazione di fattori predittivi di risposta, cioè di caratteristiche volte a selezionare meglio i pazienti da sottoporre ad una terapia immunologica.
I nuovi obiettivi della ricerca in immunologia – conclude Marchetti – sono invece rappresentati dalla individuazione dei fattori di resistenza ai trattamenti immunologici, in un contesto chimico molto più ampio rispetto ad un passato anche recente, con l’obiettivo di favorire la risposta in un sempre maggiore numero di pazienti.