Presentata al museo della Shoah, lo scorso 8 settembre, la documentazione del Pontificio Istituto Biblico che riporta l’elenco di tutte le persone salvate dal nazifascimo dalle Congregazioni femminili e maschili che offrirono rifugio durante la persecuzione.
Gli elenchi documentano, come riportato dal settimanale “La Voce e il Tempo, oltre 4.300 persone, delle quali 3.600 identificate per nome, di cui 3.200 ebrei. Di queste persone è stato possibile risalire ai luoghi dove si rifugiarono.
Questa documentazione getta nuova luce sul ruolo della chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale, testimoniando di come il pontificato di Pio XII si mobilitò nel creare una rete di assistenza e aiuto agli Ebrei romani e a tutte le persone perseguite dal nazifascimo.
Documenti che si legano indissolubilmente all’istruzione segreta di Pio XII “Opere et Caritate” in cui venne chiesto ai religiosi di aprire le porte delle case e dei conventi a tutti i perseguitati.
Sull’onda di questo invito presso l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata nel 1943 vennero nascoste più di 100 persone tra cui 52 ebrei camuffati dall’allora direttore Fratel Emanuele Stablum come malati bisognosi di cure, o addirittura come frati della Congregazione.
L’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme conserva la memoria del gesto di Fratel Emanuele Stablum riconoscendolo come “Giusto tra le Nazioni.
I nomi delle famiglie scampate alla persecuzione nazifascista, grazie all’intervento di Stablum, furono incise in una targa commemorativa apposta, nel 1992, su una delle pareti esterne della Cappella dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata.
Elio Toaff, Rabbino Capo di Roma, disse di Stablum : «ha dimostrato con i fatti la solidarietà e la volontà di opporsi all’ingiustizia e all’oppressione. Per questo, il nome di Emanuele Stablum sarà inciso sul muro d’onore dei Giusti a Yad Vashem.»