Responsabili scientifici: Dott. Enrico Scala (PI), Dott.ssa Maria Grazia Narducci (CO-PI)
Il linfoma a cellule T cutanee (CTCL) è un tumore molto raro (7-10 casi per milione di persone) caratterizzato dalla presenza ed espansione di linfociti CD4+ maligni sulla pelle. Le varianti più comuni sono la micosi fungoide (MF) e la sindrome di Sézary (SS). Lo stadio precoce della MF mostra un’infiltrazione limitata alla pelle con un decorso clinico lento e indolente che progredisce nel corso degli anni attraverso macchie e placche; tuttavia, circa il 30% delle MF progredisce in stadi tumorali aggressivi con scarsa prognosi. La SS è la forma più rara ma più aggressiva di CTCL caratterizzata, all’esordio della malattia, dalla co-presenza di linfociti neoplastici (cellule SS), principalmente nel sangue, nei linfonodi e sulla pelle. I pazienti con SS hanno un tasso di sopravvivenza globale a 5 anni (OS) che va dal 15% al 40%. Le forme aggressive dei CTCL sono è influenzate da molti eventi genetici come variazioni del numero di copie geniche, mutazioni e alterazioni cromosomiche che interessano la segnalazione del recettore delle cellule T, le molecole di co-stimolazione, PI3K, JAK/STAT, NF-kB, ciclo cellulare, apoptosi, risposta al danno al DNA, modificatori epigenetici e immuno-sorveglianza. Nonostante i numerosi dati high throughput generati finora tramite analisi NGS, nessun terapeutico è stato ancora individuato per una cura risolutiva o per prolungare la sopravvivenza dei pazienti affetti da CTCL aggressivo. Il fallimento terapeutico è dovuto in parte all’elevata eterogeneità intra-tumorale della malattia, ma anche alla scarsa partecipazione dei tumori rari ai trial clinici. Recentemente l’inibitore di PI3K Duvalisib ha mostrato efficacia in circa il 30% dei casi. Altre terapie mirate sono rappresentate da inibitori di JAK/STAT, HDAC e farmaci ipometilanti (decitabina, metotrexato) che mostrano efficacia nel 20-40% dei casi. Recentemente, nuovi approfondimenti sulla patogenesi provengono dagli studi effettuati dall’ UO1 e UO3 sul CD39: il team dell’UO1 ha dimostrato che l’espressione di CD39 è geneticamente controllata dallo SNP A/G rs10748643 che è in grado di distinguere due gruppi di pazienti SS (CD39+ e CD39-) associati a diverse prognosi (Picozza et al. 2022). Risultati preliminari indicano che le cellule CD39+SS sono trascrizionalmente meno attive (sia in termini quantitativi che qualitativi) rispetto alle cellule CD39- SS suggerendo che questa proteina è in grado di agire su meccanismi epigenetici come la metilazione. Questi dati suggeriscono che il bio-marcatore CD39 può aiutare a selezionare i pazienti potenzialmente più responsivi alle terapie ipo-metilanti. C’è inoltre da sottolineare che il team dell’ UO3 ha dimostrato che gli ecto[1]enzimi CD39/CD73 generano adenosina extracellulare immunosoppressiva (ADO), potenzialmente coinvolta nella risposta immune dei pazienti affetti da SS (Yakymiv et al. 2023). Considerando le sfide terapeutiche sopra descritte e la scarsità di modelli preclinici in vitro/in vivo per i CTCLs, il presente progetto mira a sviluppare un modello di trattamento personalizzato per i pazienti affetti da CTCL aggressivo integrando dati genetici e analisi della suscettibilità ai farmaci.
Ambito di ricerca Cutaneous T cell Lymphoma_ PNRR-TR1-2023- 12377428
Responsabili scientifici: Dott. Enrico Scala (PI), Dott.ssa Maria Grazia Narducci (CO-PI)
Il linfoma a cellule T cutanee (CTCL) è un tumore molto raro (7-10 casi per milione di persone) caratterizzato dalla presenza ed espansione di linfociti CD4+ maligni sulla pelle. Le varianti più comuni sono la micosi fungoide (MF) e la sindrome di Sézary (SS). Lo stadio precoce della MF mostra un’infiltrazione limitata alla pelle con un decorso clinico lento e indolente che progredisce nel corso degli anni attraverso macchie e placche; tuttavia, circa il 30% delle MF progredisce in stadi tumorali aggressivi con scarsa prognosi. La SS è la forma più rara ma più aggressiva di CTCL caratterizzata, all’esordio della malattia, dalla co-presenza di linfociti neoplastici (cellule SS), principalmente nel sangue, nei linfonodi e sulla pelle. I pazienti con SS hanno un tasso di sopravvivenza globale a 5 anni (OS) che va dal 15% al 40%. Le forme aggressive dei CTCL sono è influenzate da molti eventi genetici come variazioni del numero di copie geniche, mutazioni e alterazioni cromosomiche che interessano la segnalazione del recettore delle cellule T, le molecole di co-stimolazione, PI3K, JAK/STAT, NF-kB, ciclo cellulare, apoptosi, risposta al danno al DNA, modificatori epigenetici e immuno-sorveglianza. Nonostante i numerosi dati high throughput generati finora tramite analisi NGS, nessun terapeutico è stato ancora individuato per una cura risolutiva o per prolungare la sopravvivenza dei pazienti affetti da CTCL aggressivo. Il fallimento terapeutico è dovuto in parte all’elevata eterogeneità intra-tumorale della malattia, ma anche alla scarsa partecipazione dei tumori rari ai trial clinici. Recentemente l’inibitore di PI3K Duvalisib ha mostrato efficacia in circa il 30% dei casi. Altre terapie mirate sono rappresentate da inibitori di JAK/STAT, HDAC e farmaci ipometilanti (decitabina, metotrexato) che mostrano efficacia nel 20-40% dei casi. Recentemente, nuovi approfondimenti sulla patogenesi provengono dagli studi effettuati dall’ UO1 e UO3 sul CD39: il team dell’UO1 ha dimostrato che l’espressione di CD39 è geneticamente controllata dallo SNP A/G rs10748643 che è in grado di distinguere due gruppi di pazienti SS (CD39+ e CD39-) associati a diverse prognosi (Picozza et al. 2022). Risultati preliminari indicano che le cellule CD39+SS sono trascrizionalmente meno attive (sia in termini quantitativi che qualitativi) rispetto alle cellule CD39- SS suggerendo che questa proteina è in grado di agire su meccanismi epigenetici come la metilazione. Questi dati suggeriscono che il bio-marcatore CD39 può aiutare a selezionare i pazienti potenzialmente più responsivi alle terapie ipo-metilanti. C’è inoltre da sottolineare che il team dell’ UO3 ha dimostrato che gli ecto[1]enzimi CD39/CD73 generano adenosina extracellulare immunosoppressiva (ADO), potenzialmente coinvolta nella risposta immune dei pazienti affetti da SS (Yakymiv et al. 2023). Considerando le sfide terapeutiche sopra descritte e la scarsità di modelli preclinici in vitro/in vivo per i CTCLs, il presente progetto mira a sviluppare un modello di trattamento personalizzato per i pazienti affetti da CTCL aggressivo integrando dati genetici e analisi della suscettibilità ai farmaci. Per raggiungere questi risultati , verranno affrontati tre obiettivi con l’intento di:
1) Analizzare 5 linee cellulari commerciali di CTCL (Hut78, H9, HH, SeAx e Myla) tramite sequenziamento massivo dell’intero genoma (WGS) e contestualmente valutare la loro suscettibilità farmacologica tramite lo screening massivo di un ampio pannello di farmaci già approvati dalla FDA (FDA-drug libray). L’integrazione dei dati emergenti da queste analisi permetterà di evidenziare i farmaci capaci di bloccare specificamente geni e/o pathways alterati rilevati nelle diverse linee.
2) Sviluppare colture a lungo termine (LTC) di linfociti neoplastici circolanti derivati da almeno 5 pazienti SS da caratterizzare per alterazioni genetiche tramite WGS al fine di selezionare farmaci ad hoc contenuti nella FDA-drug libray descritta nel punto 1.
3) Analizzare il trascrittoma, metiloma, l’immunofenotipo e il microambiente tumorale cutaneo di una coorte di pazienti SS per scoprire nuovi biomarcatori prognostici e terapeutici (stratificazione del rischio e della terapia) tenendo anche conto della genetica (SNP) capace di guidare l’espressione del CD39 nella SS
Ambito di ricerca Cutaneous T cell Lymphoma_ PNRR-TR1-2023- 12377428
Contratti scaduti
Responsabile progetto: Dott. Daniele Castiglia co-PI dott. Di Zenzo
La fibrosi è una condizione patologica che colpisce diversi organi, compresa la pelle. È caratterizzata da un’eccessiva deposizione di proteine della matrice extracellulare (ECM), in genere collageni. Le modifiche molecolari provocate dalla fibrosi alterano l’architettura dei tessuti e compromettono la funzionalità delle cellule e l’omeostasi del sistema immunitario, spesso in modo autoalimentato.
La fibrosi cutanea comprende un ampio gruppo di disturbi ereditari e acquisiti che possono interessare solo la pelle (ad esempio i cheloidi) o anche altri organi, nel contesto di disturbi multisistemici. Quest’ultimo gruppo comprende la sclerosi sistemica, l’epidermolisi bollosa distrofica recessiva (EBDR) e la fibrosi sistemica nefrogenica. La sclerodermia – il prototipo dei disordini fibrotici cutanei – abbraccia un gruppo eterogeneo di malattie caratterizzate da vasculopatia, disfunzione immunitaria e fibrosi della pelle e/o degli organi interni (ad esempio, polmoni e reni), a seconda del sottotipo. Pertanto, la sclerodermia può essere suddivisa in due forme principali: la sclerodermia localizzata (LS) – che di solito colpisce la pelle – e la sclerosi sistemica (SSc), estremamente grave a causa delle sue manifestazioni cliniche di carattere sindromico. A causa dell’eterogeneità clinica e dell’alto tasso di morbilità e mortalità, la SSc rappresenta ancora oggi un’enorme sfida terapeutica.
Sebbene in misura minore rispetto alla SSc, anche la LS compromette in modo significativo la qualità di vita dei pazienti, in particolare nei bambini. Infatti, in età pediatrica la LS influisce sulla crescita corporea e può presentarsi con manifestazioni extra-cutanee, determinando una maggiore morbilità rispetto alla LS dell’adulto. Oltre alla SSc, altre patologie fibrotiche cutanee, tra cui i cheloidi diffusi e l’EBDR, sono estremamente invalidanti, possono portare allo sviluppo di complicanze cliniche che mettono a rischio la vita del paziente e necessitano in maniera significativa ed urgente di trattamenti terapeutici efficaci.
I risultati ottenuti in modelli in vitro e in vivo di fibrosi associata a EBDR hanno rivelato i marcati effetti anti-fibrotici di PF-03084014 (PF-0308) e dell’acido valproico (VPA), due composti che agiscono rispettivamente come inibitori di Notch e delle istone deacetilasi. In modelli preclinici di EBDR, entrambe le molecole riducono significativamente i processi fibrotici tipici dei fibroblasti attivati. È importante sottolineare che il VPA è approvato per il trattamento di disturbi neurologici, mentre PF-0308 è recentemente entrato in fase avanzata di sviluppo clinico (studi di fase II/III) per il trattamento dei tumori desmoidi in pazienti pediatrici e adulti. Né il PF-0308 né il VPA sono stati utilizzati per il trattamento di altre patologie fibrotiche della pelle.
Gli obiettivi di questo progetto sono: 1) validare l’attività anti-fibrotica di PF-0308 e VPA in diversi modelli in vitro e in vivo di fibrosi cutanea (ad esempio, sclerosi sistemica e localizzata, cheloidi); 2) approfondire le conoscenze sul network molecolare caratterizzante le malattie fibrotiche cutanee, al fine di identificare una “firma molecolare” comune e nuovi biomarcatori diagnostici/prognostici. Il successo del presente studio porrà le basi per il riposizionamento di PF-0308 e VPA e lo sviluppo a breve termine di uno studio clinico di fase I/II per valutare il loro potenziale terapeutico come farmaci anti-fibrotici in pazienti dermatologici.
Ambito di ricerca Validazione dell'attività anti-fibrotica del PF-03084014 (nirogacestat) e dell'acido valproico nelle malattie fibrotiche cutanee
Responsabile progetto: Dott. Daniele Castiglia
La fibrosi è una condizione patologica che colpisce diversi organi, compresa la pelle. È caratterizzata da un’eccessiva deposizione di proteine della matrice extracellulare (ECM), in genere collageni. Le modifiche molecolari provocate dalla fibrosi alterano l’architettura dei tessuti e compromettono la funzionalità delle cellule e l’omeostasi del sistema immunitario, spesso in modo autoalimentato.
La fibrosi cutanea comprende un ampio gruppo di disturbi ereditari e acquisiti che possono interessare solo la pelle (ad esempio i cheloidi) o anche altri organi, nel contesto di disturbi multisistemici. Quest’ultimo gruppo comprende la sclerosi sistemica, l’epidermolisi bollosa distrofica recessiva (EBDR) e la fibrosi sistemica nefrogenica. La sclerodermia – il prototipo dei disordini fibrotici cutanei – abbraccia un gruppo eterogeneo di malattie caratterizzate da vasculopatia, disfunzione immunitaria e fibrosi della pelle e/o degli organi interni (ad esempio, polmoni e reni), a seconda del sottotipo. Pertanto, la sclerodermia può essere suddivisa in due forme principali: la sclerodermia localizzata (LS) – che di solito colpisce la pelle – e la sclerosi sistemica (SSc), estremamente grave a causa delle sue manifestazioni cliniche di carattere sindromico. A causa dell’eterogeneità clinica e dell’alto tasso di morbilità e mortalità, la SSc rappresenta ancora oggi un’enorme sfida terapeutica.
Sebbene in misura minore rispetto alla SSc, anche la LS compromette in modo significativo la qualità di vita dei pazienti, in particolare nei bambini. Infatti, in età pediatrica la LS influisce sulla crescita corporea e può presentarsi con manifestazioni extra-cutanee, determinando una maggiore morbilità rispetto alla LS dell’adulto. Oltre alla SSc, altre patologie fibrotiche cutanee, tra cui i cheloidi diffusi e l’EBDR, sono estremamente invalidanti, possono portare allo sviluppo di complicanze cliniche che mettono a rischio la vita del paziente e necessitano in maniera significativa ed urgente di trattamenti terapeutici efficaci.
I risultati ottenuti in modelli in vitro e in vivo di fibrosi associata a EBDR hanno rivelato i marcati effetti anti-fibrotici di PF-03084014 (PF-0308) e dell’acido valproico (VPA), due composti che agiscono rispettivamente come inibitori di Notch e delle istone deacetilasi. In modelli preclinici di EBDR, entrambe le molecole riducono significativamente i processi fibrotici tipici dei fibroblasti attivati. È importante sottolineare che il VPA è approvato per il trattamento di disturbi neurologici, mentre PF-0308 è recentemente entrato in fase avanzata di sviluppo clinico (studi di fase II/III) per il trattamento dei tumori desmoidi in pazienti pediatrici e adulti. Né il PF-0308 né il VPA sono stati utilizzati per il trattamento di altre patologie fibrotiche della pelle.
Gli obiettivi di questo progetto sono: 1) validare l’attività anti-fibrotica di PF-0308 e VPA in diversi modelli in vitro e in vivo di fibrosi cutanea (ad esempio, sclerosi sistemica e localizzata, cheloidi); 2) approfondire le conoscenze sul network molecolare caratterizzante le malattie fibrotiche cutanee, al fine di identificare una “firma molecolare” comune e nuovi biomarcatori diagnostici/prognostici. Il successo del presente studio porrà le basi per il riposizionamento di PF-0308 e VPA e lo sviluppo a breve termine di uno studio clinico di fase I/II per valutare il loro potenziale terapeutico come farmaci anti-fibrotici in pazienti dermatologici.
Ambito di ricerca Validazione dell'attività anti-fibrotica del PF-03084014 (nirogacestat) e dell'acido valproico nelle malattie fibrotiche cutanee
Responsabile progetto: Dott. Pedro Miguel Lacal
Il melanoma è un tumore altamente aggressivo con notevole invasività, angiogenesi e microambiente tumorale immunosoppressivo. Nonostante l’approvazione degli inibitori dei checkpoint immunitari e degli inibitori di chinasi, una percentuale rilevante di pazienti con melanoma metastatico non risponde al trattamento o va incontro a progressione. Il coinvolgimento di VEGFR-1 esclusivamente nell’angiogenesi patologica rende questo recettore un bersaglio utile in oncologia, evitando la tossicità sistemica delle terapie anti-angiogeniche (Lacal, 2018). I dati ottenuti in un modello di melanoma murino utilizzando un anticorpo monoclonale (mAb) anti-VEGFR-1 prodotto nei nostri laboratori (D16F7) supportano questa ipotesi. Infatti, il D16F7 esercita attività antitumorale, è ben tollerato e aumenta l’efficacia dell’immunoterapia (Lacal, 2020). Lo scopo del progetto è validare dei potenziali farmaci biologici innovativi anti-VEGFR-1 in modelli preclinici di melanoma che riflettono più da vicino la risposta clinica (i.e., organoidi e patient-derived tumor xenografts o PDTX) mediante formulazioni che ne aumentano la penetrazione nel tumore, la stabilità e l’efficacia.
Ambito di ricerca Validazione di farmaci biologici innovativi anti-VEGFR-1 in fase preclinica
Responsabile progetto: Dott.ssa Alessandra Magenta
La psoriasi è una malattia con una elevata diffusione, che ha un impatto socioeconomico molto elevato.
Essa incide in modo elevato sulla qualità di vita ed è associata a molte comorbidità, quali ad esempio l’obesità ed il rischio cardiovascolare, che contribuiscono ad aggravare l’impatto economico sul sistema sanitario nazionale.
Accelerare le diagnosi e migliorare le conoscenze alla base della patologia permetterà di ridurre i tempi della diagnosi e sviluppare nuove terapie più efficaci e meno costose.
La psoriasi infatti, è una patologia cronica della cute caratterizzata da un’importante reazione infiammatoria sistemica e da processi proliferativi danneggiati.
La comprensione dei meccanismi alla base dell’infiammazione cronica che determina l’iperproliferazione degli strati cutanei delle placche psoriasiche e l’identificazione dei fattori di rischio che potrebbero essere correlati con la progressione di questa patologia è fondamentale per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici.
La via di trasduzione del segnale che svolge un ruolo chiave nelle malattie croniche infiammatorie è quella del NGF. L’mRNA dell’NGF è altamente espresso nei tessuti infiammati tuttavia, non è chiaro quali siano i tipi cellulari ed i meccanismi sotto il controllo del NGF secreto o del suo precursore biologico il proNGF. L’NGF è noto legarsi specificamente al recettore TrkA mentre il proNGF si lega al suo recettore p75NTR, il ruolo di questi recettori durante la risposta infiammatoria è ad oggi poco chiarito
I microRNA (miRNA) e le allarmine sono emersi come regolatori chiave di numerosi processi biologici, i loro livelli circolanti possono essere utilizzati come biomarcatori di progressione di malattia. Abbiamo precedentemente dimostrato che il miR-200c aumenta nella cute e nel plasma di pazienti psoriasici. Inoltre, la nucleofosmina (NPM), una fosfoproteina nucleolare coinvolta in diversi processi cellulari, aumenta sia nella cute che nel plasma di pazienti psoriasici e correla con la progressione della malattia ed il rischio cardiovascolare. Precedentemente abbiamo dimostrato che la NPM extracellulare è in grado di legare il miR-200c.
Ambito di ricerca progetto 5X1000: nuovi possibili target terapeutici della psoriasi
Responsabile progetto: Prof.ssa Eleonora Candi
I disturbi dello sviluppo associati alla displasia ectodermica (DE) sono un gruppo di malattie eterogenee che coinvolgono lo sviluppo di vari organi di origine ectodermica, tra cui l’epidermide e gli annessi cutanei. Per studiare i meccanismi molecolari alla base della DE e dei difetti dell’omeostasi cutanea, verranno utilizzati e/o esplorati vari modelli sperimentali, come cheratinociti umani e murini, pelle ricostituita, campioni istologici di pazienti con DE e topi transgenici. Tali modelli sperimentali verranno studiati e analizzati attraverso tecniche e approcci metodologici di biologia cellulare, biologia molecolare e biochimica (ad esempio: ingegneria delle linee, silenziamento genico tramite Crispr/Cas9, interattomica, trascrittomica) disponibili nel laboratorio di Biochimica. L’obiettivo generale del progetto è lo studio dei meccanismi e dei processi molecolari alterati nelle displasie ectodermiche e importanti per il mantenimento di una corretta omeostasi cutanea.
Ambito di ricerca AVVISO AD EVIDENZA PUBBLICA PER L’ASSEGNAZIONE DI N.1 CONTRATTO TEMPORANEO DI COLLABORAZIONE co.co.co NELL’AMBITO DEL PROGETTO DI RICERCA 1.3 RC-2022
Responsabile: Prof.ssa Eleonora Candi
L’obiettivo del progetto è lo studio dei circuiti molecolari attivati dai fattori di trascrizione p53/p63/p73 e la comprensione dei meccanismi genetici ed epigenetici rilevanti per la formazione dei tumori epiteliali. È noto che l’espressione anomala (amplificazione e/o over-espressione) di p63 nelle cellule degli epiteli squamosi, conferisca un vantaggio proliferativo alle cellule cancerose portando quindi alla trasformazione maligna. Si ritiene necessaria l’identificazione e lo studio di possibili interattori molecolari, tramite cui p63 si comporta da oncogene. Abbiamo perseguito i seguenti obiettivi specifici:
Ambito di ricerca AVVISO AD EVIDENZA PUBBLICA PER L’ASSEGNAZIONE DI N.1 CONTRATTO TEMPORANEO DI COLLABORAZIONE co.co.co NELL’AMBITO DEL PROGETTO DI RICERCA 3.2 RC-2022
Responsabile: Dott.ssa Maria Grazia Narducci
Scopo della linea MedPOD è l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici, biomarcatori diagnostici, prognostici e di risposta alla terapia nelle patologie oncologiche osservate presso l’IDI-IRCCS. Le attività di ricerca potranno contare sulle casistiche disponibili presso l’Istituto che da anni raccoglie campioni biologici dei pazienti affetti da neoplasie di origine cutanea. I progetti afferenti alla MedPOD utilizzeranno sia metodiche classiche di biologia cellulare e molecolare e di biochimica, che tecniche recenti altamente innovative (NSG, PDX, organoidi). In particolare questo progetto a caratterizzare il ruolo del CD39 nei linfomi cutanei T e in particolare nella sindrome di Sezary. CD39, insieme al CD73, scinde ATP extracellulare (infiammatoria) producendo adenosina (ADO), un metabolita che promuove immunosoppressione ‘silenziando’ l’attività anti-tumorale delle cellule immunitarie. Questo ruolo ci spinge a studiare il microambiente tumorale cutaneo dei pazienti CD39high e CD39low.
Ambito di ricerca AVVISO AD EVIDENZA PUBBLICA PER L’ASSEGNAZIONE DI N.1 CONTRATTO TEMPORANEO DI COLLABORAZIONE co.co.co NELL’AMBITO DEL PROGETTO DI CORRENTE 2023-2025, linea 3.1
Responsabile: Dott.ssa Maria Grazia Narducci
Scopo della linea MedPOD è l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici, biomarcatori diagnostici, prognostici e di risposta alla terapia nelle patologie oncologiche osservate presso l’IDI-IRCCS. Le attività di ricerca potranno contare sulle casistiche disponibili presso l’Istituto che da anni raccoglie campioni biologici dei pazienti affetti da neoplasie di origine cutanea. I progetti afferenti alla MedPOD utilizzeranno sia metodiche classiche di biologia cellulare e molecolare e di biochimica, che tecniche recenti altamente innovative (NSG, PDX, organoidi). In particolare questo progetto a caratterizzare il ruolo del CD39 nei linfomi cutanei T e in particolare nella sindrome di Sezary. CD39, insieme al CD73, scinde ATP extracellulare (infiammatoria) producendo adenosina (ADO), un metabolita che promuove immunosoppressione ‘silenziando’ l’attività anti-tumorale delle cellule immunitarie. Questo ruolo ci spinge a studiare il microambiente tumorale cutaneo dei pazienti CD39high e CD39low.
Ambito di ricerca AVVISO AD EVIDENZA PUBBLICA PER L’ASSEGNAZIONE DI N.1 CONTRATTO TEMPORANEO DI COLLABORAZIONE co.co.co NELL’AMBITO DEL PROGETTO DI RICERCA CORRENTE 2023-2025, linea 3 “MEDICINA DI PRECISIONE IN ONCOLOGIA DERMATOLOGICA, linea 3.1
Responsabile: Dott.ssa Cristina Albanesi
Questa linea di ricerca è volta ad identificare:
Si utilizzeranno sia metodiche classiche di biologia cellulare e molecolare, che tecnologie innovative (NGS, Allergy Explorer-Alex).
Ambito di ricerca AVVISO AD EVIDENZA PUBBLICA PER L’ASSEGNAZIONE DI N.1 CONTRATTO Co.Co.Co NELL’AMBITO DEL PROGETTO DI RICERCA di “RICERCA CORRENTE 2024 - LINEA 2
Responsabile: Dott. Giovanni Di Zenzo
La linea di ricerca è dedicata allo studio delle genodermatosi e delle malattie bollose autoimmuni (MBA) e del connettivo. Si tratta di malattie croniche, invalidanti, e sensibili a modificatori genetici ed epigenetici che modulano la gravità del fenotipo rendendo problematica la prognosi. Molte di esse sono accomunate da alterazioni del sistema immunitario o dell’omeostasi cutanea, invecchiamento precoce della cute, infiammazione e fibrosi, manifestazioni che si associano a modificazioni del microambiente e che predispongono allo sviluppo di tumori aggressivi, causa della maggioranza dei decessi in età adulta. La diagnosi necessita di un approccio multidisciplinare e analisi laboratoristiche complesse, e vista la variegata natura dei fenotipi è spesso necessario il sequenziamento NextGen del DNA o dell’RNA.
Ambito di ricerca AVVISO AD EVIDENZA PUBBLICA PER L’ASSEGNAZIONE DI N.1 CONTRATTO TEMPORANEO DI COLLABORAZIONE co.co.co NELL’AMBITO DEL PROGETTO DI RICERCA RC2024 LINEA 1
Responsabile: Dott. Giovanni Di Zenzo
La linea di ricerca è dedicata allo studio delle genodermatosi e delle malattie bollose autoimmuni (MBA) e del connettivo. Si tratta di malattie croniche, invalidanti, e sensibili a modificatori genetici ed epigenetici che modulano la gravità del fenotipo rendendo problematica la prognosi. Molte di esse sono accomunate da alterazioni del sistema immunitario o dell’omeostasi cutanea, invecchiamento precoce della cute, infiammazione e fibrosi, manifestazioni che si associano a modificazioni del microambiente e che predispongono allo sviluppo di tumori aggressivi, causa della maggioranza dei decessi in età adulta. La diagnosi necessita di un approccio multidisciplinare e analisi laboratoristiche complesse, e vista la variegata natura dei fenotipi è spesso necessario il sequenziamento NextGen del DNA o dell’RNA.
Ambito di ricerca AVVISO AD EVIDENZA PUBBLICA PER L’ASSEGNAZIONE DI N.1 CONTRATTO TEMPORANEO DI COLLABORAZIONE co.co.co NELL’AMBITO DEL PROGETTO DI RICERCA RC2024 LINEA 1
RESPONSABILE SCIENTIFICO DI PROGETTO: Dott.ssa Laura Mercurio
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della cute, associata ad un ampio spettro di comorbidità. Tra questi, l’obesità ha un impatto rilevante sull’insorgenza della psoriasi, sulla gravità della malattia e sulla risposta alle terapie. La forma extracellulare della nicotinammide fosforibosiltransferasi (eNAMPT) è iper-secreta nell’obesità. Abbiamo recentemente scoperto che NAMPT è sovra-espresso nella cute psoriasica e ha un’azione pro-infiammatoria sull’epidermide e sulle cellule endoteliali dermiche. Il presente progetto ha lo scopo di chiarire il ruolo di eNAMPT nel legame patologico tra psoriasi e obesità. La proposta valuterà:
Ambito di ricerca Studio del ruolo della nicotinammide fosforibosiltransferasi extracellulare (eNAMPT) nella patogenesi della psoriasi e della comorbidità dell'obesità
Numeri utili: CUP06 6646 4094,
Assicurazione e Attività Privata 06 6646 4499
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